L’organo hammond? “È come il parmigiano, sta bene con tutto” – Alberto Marsico

Giu,2024 | Intervista, News, Senza categoria

Il grande hammondista italiano Alberto Marsico presenta quest’anno ad Ascona tre progetti diversissimi fra loro: con la cantante Sonja Priehn, con Andi Appignani e il gruppo Organic Brew e con un coro per il concerto gospel. Da vedere e da sentire.

ORGANIC BREW Alberto Marsico - Photo by Gioele Pozzi JA24

Alberto Marsico ©JazzAscona – Photo credit Gioele Pozzi

Alberto, tu sei pianista e organista hammond. Leggo però che suoni esclusivamente l’organo Hammond dal 1994, dopo aver frequentato i seminari di Jack Mc Duff a Genova. Che cosa ha fatto Mc Duff per stregarti e che cosa ha in più l’organo rispetto al piano?

Piano ed hammond son due strumenti che sembrano uguali ma in realtà sono molto diversi. All’organo, ad esempio, se tieni schiacciato il tasto la nota dura all’infinito e al piano no; per contro, se sei al piano e premi forte il tasto esce un suono forte, se premi piano esce un suono leggero, mentre all’organo indipendentemente da come schiacci i tasti esce lo stesso volume. Quindi, se suoni bene il pianoforte non vuol dire automaticamente che suoni bene anche l’organo e viceversa. Io vengo dal pianoforte che ho suonato dall’età di 10 anni. Poi a 14 anni, grazie a un amico ho scoperto Jon Lord dei Deep Purple, e con lui l’organo hammond in ambito rock. Gli hammondisti jazz, a cominciare da Jimmy Smith, il più pirotecnico di tutti, li ho scoperti dopo, ascoltando gli album di mio padre, chitarrista e appassionato di jazz. La svolta è stata nel ‘94 durante quella masterclass di una settimana con Jack Mc Duff. Musicista fantastico, che conoscevo su disco, il quale, come si suol dire, mi ha rivoltato come un calzino.  Lui aveva un modo di suonare unico, faceva linee di basso con la mano sinistra meravigliose (e io suono anche il basso, quindi figuriamoci, andavo a nozze) e aveva uno stile semplice ma molto efficace e molto bluesy. Insomma me ne innamorai. Mi dissi: “Ok l’organo fa per me, me ne compro uno” e ora eccomi qua. 

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Organic Brew ©JazzAscona – Photo credit Gioele Pozzi

Nel tuo sito web leggo una citazione del bassista Jimmy Woode, il grande bassista : “Come se avesse inventato lui il genere, Alberto Marsico, seguendo le indicazioni date da Jack Mc Duff e Jimmy Smith, ci ricorda come il blues debba essere suonato e digerito”. Un bel complimento!

Jimmy l’ho conosciuto alla fine degli anni ’90. Per pura combinazione eravamo entrambi ospiti a casa di un organizzatore di concerti americano che abitava in Germania. Alla sera andavamo a suonare nello stesso club, io prima lui dopo, la star era lui evidentemente. Durante il giorno stavamo assieme e mi raccontava mille cose, quello che aveva fatto con Louis Armstrong, Duke Ellington e gente di quel calibro. Lo vedo ancora, una mattina, appena alzato, scendere in cucina con il suo accappatoio e cucinarmi delle uova al bacon perfette: mi raccontò per ore vita morte e miracoli di Ellington. Woode era un uomo di una dolcezza e di una simpatia incredibili; anche lui come me amava il blues. E apprezzava come suonavo…

Tu spazi in vari generi. Ad Ascona ti presenti con tre gruppi. Ce li presenti?

L’organo hammond è un po’ come il parmigiano, uno strumento che sta bene con quasi tutto e trova il suo spazio nel rock, nel gospel, nel soul, nel funk. E ovunque il suo suono lascia passare emozioni forti. Con Sonja Priehn, una cantante bravissima, abbiamo un progetto che avanti da due anni, abbiamo inciso un disco che presentiamo qua, Believe. È un duo, dove c’è molto spazio per entrambi. Il repertorio spazia dai Beatles a Donny Hataway, dal blues al jazz al gospel e ci sono pezzi originali nostri.

ORGANIC BREW Alberto Marsico & Sonja Priehn - Photo by Gioele Pozzi JA24

Alberto Marsico & Sonja Priehn ©JazzAscona – Photo credit Gioele Pozzi

Con Organic Brew invece l’organo hammond è al centro. Ci sono parecchie composizioni di Jack Mc Duff, Jimmy Smith e altri, ci sono alcune mie composizioni, un arrangiamento mio di A Whiter Shade of Pale che diventa una ballad jazz, e poi altre cose divertenti, perché l’organo, a mio modo di vedere, è lo strumento che ha le dinamiche più estreme possibili, cioè passi in una frazione di secondo da un volume devastante a un sussurro. E questo brivido il pubblico lo sente. L’hammond è lo strumento principe per questi effetti, e poi con le sue frequenze basse dà questa sensazione di groove che ti fa ballare.
In Organic Brew siamo un gruppo di musicisti affiatati.  C’è Andi Appignani, un organista fantastico, che è stato mio allievo parecchie volte anni fa; alla batteria Luca Guarino, uno dei giovani leoni del jazz torinese che suona con Fabrizio Bosso e Dado Moroni e a 23 anni è già a livelli stellari. Poi Daniele Moretto alla tromba, Olmo Antezana al sax baritono e Mirko Roccato al tenore, che ha fatto molti arrangiamenti e che conosco da una vita. 

Il terzo progetto riguarda invece un coro gospel, Castagnole Community Choir, con cui suonerò il 29 giugno alla chiesa del Papio. Il coro è nato sulla scia di un workshop di gospel organizzato 10 anni fa con mia moglie in un paesino della pianura piemontese dove abitiamo. La cosa ha preso piede: hanno cominciato a iscriversi in 10 poi 15 poi l’anno dopo in 20 e oggi il coro conta 50 elementi, di cui una trentina saranno ad Ascona. Non c’è nessun professionista, son tutte persone che vivono nella nostra nella nostra zona: però abbiamo fatto tre CD, siamo stati al Festival di Dresda, ci siamo esibiti a Santa Maria Novella a Firenze. È la dimostrazione che da una piccola cosa può veramente nascere un progetto molto, molto potente.