Bo Dollis Jr.

2022 | Intervista

Bo Dollis Jr sullo spirito della danza libera

 

 

Noi amiamo le magnolie, nella nostra regione gli alberi crescono rigogliosi. Che tipo di magnolie hai portato con te da New Orleans per il pubblico di Ascona?

Magnolie selvagge! Porto i Mardi Gras Indians e il gruppo funk The Wild Magnolias. La saggezza delle strade e quella del palco.

Qual è l’origine dei Mardi Gras Indians?

I Mardi Gras Indians sono nati molto tempo fa perché agli africani fu proibito andare in certe zone della città. Così abbiamo dato vita al nostro proprio Mardi Gras, specialmente per le persone anziane che non potevano andare alle parate. I Mardi Gras Indians andavano in certi quartieri, con gli anziani seduti in veranda a divertirsi con loro… In quell’epoca, parliamo degli anni Trenta, sono nate quattro tribù: i Mardi Gras Indians, i Baby Dolls, gli Skeleton Men e gli Zulu. Da quando hanno iniziato a sfilare per i quartieri, non si sono più fermati. Fino ad arrivare al Mardi Gras Indians di oggi. E sono sempre più bravi e sempre più numerosi.

E non solo a carnevale…

Con The Wild Magnolias lavoriamo tutto l’anno, facciamo il Mardi Gras Super Sunday, abbiamo una cosa chiamata St. Joseph’s Night, abbiamo festival jazz e di tutti i tipi a New Orleans, e ora siamo qui al festival di Ascona.

Qual è l’idea di fondo nell’unione di musica e danza che contraddistingue i vostri spettacoli?

La nostra musica non si regge su un concetto prestabilito, è semplicemente quello che ti senti di fare. A volte mi viene voglia di saltare dal palco, a volte di ballare sul palco… È qualcosa che chiamiamo «free spirit dance», danza dello spirito libero: fai quello che ti senti di fare. E al pubblico di Ascona evidentemente piace ballare!

 

 

Bo Dollis Jr & The Wild Magnolias - JazzAscona 2022

©JazzAscona – Photo credit Gioele Pozzi

Qual è il messaggio che porti al mondo con il tuo lavoro?

Sono qui ad Ascona, la nostra città gemella, per portare il messaggio di questa musica. La parola d’ordine è divertirsi. La musica è un linguaggio universale, e quando suoniamo raccontiamo di New Orleans, che può avere i suoi lati negativi, ma ne ha anche di positivi e perciò si va là fuori e ci si diverte.

 

I costumi dei Mardi Gras Indians sono davvero impressionanti, richiamano alla mente culture tribali rimescolate ad arte.

New Orleans è come una Hubig’s Pie (crostata di frutta tipica di New Orleans, N.d.R.), perché vi confluiscono così tante culture e così tanti aspetti della città. Mio nonno era francese, quello che noi chiamiamo creolo, e per il lato di mio padre c’è l’Africa, tutto è strettamente intrecciato e finisce per fondersi in un tutt’uno. Mio nonno, Harold Dejean, aveva la sua band di second line, la Dejean Olympia Brass Band, e mio padre era Bo Dollis Sr, che ha fondato i Wild Magnolias.

Bo Dollis Jr & The Wild Magnolias - JazzAscona 2022

©JazzAscona – Photo credit Gioele Pozzi

Ritieni che il tuo approccio artistico stia cambiando in qualche modo la direzione della band?

Continuo a seguire la strada tradizionale, ma probabilmente è vero che sto lasciando una certa impronta personale alla musica. Continuo a mantenere lo stesso funk, con l’idea di fare una musica ballabile e divertente.

Immagino che tu sia cresciuto con i Mardi Gras Indians, accompagnando tuo padre nelle parate. Hai un ricordo d’infanzia che ti è particolarmente caro?

La prima volta che vidi mio padre in costume da Mardi Gras Indian e tutti quanti restare a bocca aperta. Per me era solo il mio papà, che vedevo tutti i giorni, ma queste persone venivano a casa nostra da tutto il mondo, si sedevano là fuori e aspettavano che lui uscisse. E alla sua apparizione, c’è chi si mise a piangere per l’emozione. Io avevo solo 5 anni e non capivo perché stessero piangendo, voglio dire, era solo mio padre con dei vestiti strani. Beh, il suo copricapo era così grande da nascondere la fermata dell’autobus!

 

E i tuoi progetti in corso?

Ho appena terminato il mio nuovo album, My Name is Bo, prodotto da Cyrill Neville. È un album a due facciate: una tradizionale, con la gran cassa, i tamburelli e quant’altro, e l’altra funk, con le chitarre e tutto il resto. È un lavoro di cui vado molto orgoglioso. Ho portato qualche copia qui ad Ascona.